Noi che diventiamo bambini, come i bambini a cui Linda ha parlato della sua arte! O i Los njnos sagrados che sono i funghetti/bambini curativi di Huatla de Jimenez.
Conoscersi nel profondo!
Noi.
Che prima sei tu, io.
Nasco e strillo e quell’urlo rimane impresso come quello di Munch!
Foto o ricordo o immagine siamo lì in quell’energia primaria, la fusione che diventa corpo e il corpo che prende forma e la forma che prende campo e il campo che si allarga e nasce e strilla e urla e muove energia e stringe alleanze, amicizie, vissuti.
Il primo viaggio è questo.
Un viaggio di conoscenza interiore. Profondo.
Personale.
La conoscenza di noi permette di andare verso la propria strada che con una parola semplice è: felicità!
Se sei sulla tua strada sei felice.
Semplice, di una semplicità disarmante che è quasi inattesa.
La nostra strada è fatta di relazioni, campi, entangled, fiori, intuizioni. Ma anche di divino, visioni, e entangled non presenti nello spazio tempo che conosciamo.
Li accadono cose.
Senza che il mondo veda.
Rimescolo dentro pensieri, idee di me, idee del mondo, visioni e intuizioni. Mi muovo lenta come giaguaro, sudata come la serpiente e imponente come il kondor.
Sento già l’odore di quella terra. Mi preparo in lentezza. Assaporando le cose che amo. Gli animali. Gli esseri umani. Congedandomi ad uno ad uno con tutto.
Partire è morire e lascio la pelle sul pavimento di marmo e la guardo mentre si muove ancora come la coda della lucertola. Di vita propria, ma non c’è avvenire nel momento che perde la sua forma.
Mi sto congedando da me per affrontare le poche ore che mi mancano per fare un grande salto altrove. In quel Sud America che tanto amo e sento parte di me.
Gli aerei permettono ma troncano i processi necessari. Mi accorgo che nel linguaggio con me stessa è tutto un congedo. Un congedo con l’umanità. Faccio spazio.
Muoio dentro per aver posto. Posto per quel che incontrerò. Per guardare con gli occhi in maniera diversa. Per portarmi quello che è strettamente necessario.
La lista delle cose è fatta di emozioni, persone e modalità, le osservo in me per capire dove sono. Come rispondo.
È attimo e per sempre.
La valigia Silvia la valigia!!
Non è questione di conoscere cosa c’è altrove, non è questione storica ne artistica ma urgenza personale.
Chi sono e cosa faccio qui in questo mondo?
Vado e cerco cerco me per trovare un senso.
Aperitivi su panchine trasformate per l’occasione. Parole che vanno senza bisogno di cercarle. Curiosità nel cuore. Eccesso di serietà. Metafisica dell’incontro. Campi dove accade. Piante di basilico e domande come a Grissinopoli. Sento la forma.
Non ricordo Freud e rido.
Lasciamo che si componga.
Nel suo incontro
Ti aspetto nel campo laggiù nel Cusco, l’ho già detto lo so, ma lo ripeto, perché non è fantasia ma realtà.
Se ci credi avviene.
Preparati come me l’occasione è interessante!
Adelante
Da un altro punto di vista
Sipario
Qui la parlata: