NiusLatter #18 c’è un tempo per partire e un tempo per tornare.

Sono via da 16 giorni ma mi sembra di essere via da un anno.
Seduta in una piazza all’ombra, fuori 30 gradi, percepiti 40.
Ordino una zuppa azteca sin carne e un jugo de naraja. Reduce da sei ore in un simil Volkswagen che ha fatto solo curve. Non ho mangiato niente da ieri sera per evitare il vomito, e ora la fame si comincia a far sentire sotto forma di svenimento. Paolo l’ho lasciato in albergo perché è troppo caldo.
Dove è la coop con l’aria condizionata?
Un leggero vento mi fa percepire il sudore che scende sul mio costato e indosso una cannottierina che quasi non si vede e pantaloncini come quando avevo otto anni: corti.
La piazza è contornata da alberi secolari dalla grande chioma che rilasciano ombra per i messicani che si ritrovano a parlare insieme.
Arriva la zuppa azteca, livello di calore mille.
Mi chiederete perché l ho presa? Non lo so nemmeno io e mi sto già pentendo.
Tra qualche giorno sarò a casa e questo sarà solo un ricordo e il ricordo talvolta è sempre meglio della realtà. Devo tenere conto che sono ancora sotto processo dei Los ninos santos, un processo di medicina, come nella ayausca, che non finisce col rito, ma prosegue i giorni successivi. Ti lascia aperta , troppo sensibile, devo difendermi. Ma qui è un crogiolo di canzoni , vendite, persone, chiacchiericcio, stranieri, Indios e sole. Sole . Fino a ieri eravamo in un bosco oggi la città è troppo.
Come se mentre dormite arrivasse qualcuno e accendesse il sole e il sole vi brucia addosso.
‘Spengi la luce’ come le domeniche mattine in cui mia madre alle nove, di qualsiasi domenica, a qualsiasi età, veniva a tirare su la tapparella urlando ‘chi dorme non piglia pesci’ il risultato? Dormo senza tirare più giù la tapparella.
Domani inizia il nostro viaggio per tornare a casa.
Casa è quel posto che senti tuo dove hai costruito affetti e dove il tornare ti fa sentire sicura.
Siamo venuti quaggiù per cercare qualcosa. Abbiamo vissuto in un paese senza acqua dove la gente va alla fonte per trovarla. Camminato tra i sassi e guardato il futuro, ma anche il passato per godere del presente.
Curarsi con i funghi o con l’ayausca è faticosissimo. Non ha niente di poetico. È un lavoro interiore profondo. Un passare attraverso l’oscuro che è in ognuno di noi per risorgere e tornare in un punto diverso da dove eravamo prima.
Porta con sé possibilità, e forza ma niente è gratis.
Proprio per questo vale. Non è droga o sostanza per sballare è cura e visione. Si fa sempre con una guida perché non sappiamo passare da quei pertugi. È passare attraverso cunicoli per guarire quelle parti che sono spurie, che ci portiamo dietro, ognuno le sue, e non ci fanno volare.
Mi viene in mente la carta della forza dei tarocchi . Apre la bocca al leone ma non ci vuole la forza per farlo, ma leggerezza, dolcezza e altri mondi. Si hai letto bene non altri modi altri mondi.
C’è il mondo materiale, il mondo di mezzo e quello spirituale ma tornerò su questa cosa.
Non oggi.
Morire per rinascere.
Abbandonare per rinnovare.
Gli alleati sono fondamentali. Il substrato ha bisogno di humus.
Con amore
Silvia
Ps non leggo i tarocchi finché non sono finite le eclissi. Alias 8 aprile 2024.
Ho sentito da un’astrologa americana che seguo che questa eclissi di sole si rifà al 21 agosto 2017 pensate dove eravate e come stavate . E chi eravate.

Ricordatevi il corso tarocchi psicologici
Vale la pena
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Qui le spiegazioni

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Sono possibilità
Coglile se le senti per te.

HANGAR RIAPRE
Settimana 5/7 aprile 2024

Venerdì 5 aprile
Apertura 19

Ore 2130
La Vida es un carnival
Erika Boschi – Voce
Agustín Cornejo – Chitarra e voce
Joaquín Cornejo – Sax e percussioni
Duccio Bonciani – Batteria

Ore 23
Silent
Dario Bert
Mada MAs
Walk in the jungle

Sabato 6
Ore 19 apertura
Ore 2130

FRNK TRIO

Franco Santarnecchi Tastiere – Percussioni
Giulia Galliani Voce – Elettronica
Emanuele Bonechi Batteria -Elettronica

Il trio di recente formazione presenta uno spettacolo sperimentale basato sulla esplorazione timbrica e ritmica che trascende la musica di genere. In questo progetto si affronta una ricerca comunicativa attraverso l’improvvisazione libera, ritmi primitivi, sonorità vicine al jazz postmoderno. Uno dei protagonisti è Franco Santarnecchi, pianista, polistrumentista e compositore italiano,
dedito alla sperimentazione di nuove timbriche, nell’ uso del campionatore, del sequencer e del vocoder. La sua naturale propensione al jazz tradizionale si fonde con ritmi e melodie propri di altre culture, come quella africana, araba e indiana.
Giulia Galliani, cantante e compositrice, con già due album alle spalle, si distingue per la vocalità cristallina, inquieta e liquida, attenta alla ricerca sonora interiore e discreta, in equilibrio tra i diversi stili di jazz dall’elettronica e moderno.
Emanuele Bonechi, batterista fiorentino, attivo nella scena musicale italiana è caratterizzato da un forte interesse verso la black music, e a tutto il mondo sonoro africano ed etnico. Attento alla ricerca creativa sul proprio strumento in comunione con suoni elettronici.
Uno spettacolo basato sull’espressività, la meditazione e l’intenzione, veicolato dal connubio delle diverse ma vicine personalità musicali.

Ore 23 silent
Cipo
Marco Tealdi Soulfunk
Cletus tecno

Domenica 7
Apertura ore 19

Ore 2130
Trio Mojado
Percussioni, clavi sudamericane, melodie e armonie disegnate da una chitarra dal sixty-sound, basse frequenze sincopate che vi faranno muovere le anche e vi accompagneranno per mano in un viaggio fra l’Habana e NY.

Lorenzo Bagnoli: chitarra e voce
Michele Staino: contrabbasso
Gabriele Pozzolini: percussioni